Ciascun essere vivente è unico nel suo genere. Ed è proprio la sua unicità che lo rende indispensabile per la sopravvivenza dell’ecosistema. Parliamo di biodiversità, cioè la diversità genetica presente all’interno della stessa specie.

Addentriamoci nel concetto. La biodiversità, in senso ampio, permette di salvaguardare la natura stessa. L’urbanizzazione mina gli ecosistemi, alterando gli equilibri stessi della natura, impoverendola di diversità animale e vegetale. Pertanto, garantire all’interno delle specie animali un ampio patrimonio genetico permette di avviare un processo virtuoso utile all’intero ecosistema.

Per dirla con l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, la perdita di biodiversità nel mondo, oltre a impattare negativamente sull’ambiente e sulla salute umana, impoverisce pure le tradizioni culturali.

Ed è proprio alle tradizioni culturali ed economico-sociali che volevamo arrivare: se ci si proietta in un’ottica di diversità zootecnica e genetica, il mantenimento della biodiversità equina è strettamente correlata al mantenimento degli equilibri dell’ecosistema, oltre ad essere fonte di beni, risorse e servizi per l’uomo.

Le risorse genetiche equine, di cui la Sicilia è scrigno prezioso, hanno consentito in passato il miglioramento delle specie allevate, e continueranno in futuro a svolgere questa loro funzione solo se l’uomo saprà prendersene cura, consentendogli inoltre di adattarsi alle mutevoli condizioni climatiche e ambientali in atto.

Non è eccessivo dire che le razze equine sono ambasciatrici della storia di un popolo, intrecciandosi con un sapere scientifico e sperimentale, sociologico e psicologico, evolutivo e relazionale proprio di un territorio.

La biodiversità in una parola? Vita. E come tale, il suo valore va preservato.

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